15 settembre 2008
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IL LAVORO INTELLETTUALE FA MANGIARE DI PIU' |
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Un team di ricercatori dell’Università Laval di Quebec City (Canada) ha dimostrato che il lavoro intellettuale induce un significativo incremento dell'introito calorico. I dettagli di questa ricerca, che contribuisce a spiegare le cause della epidemia di obesità, sono state pubblicate nell’ultimo numero della rivista Psychosomatic Medicine. Il gruppo di ricercatori, coordinato dal Dr Angelo Tremblay, ha misurato il consumo di cibo spontaneo di un gruppo di 14 studenti dopo 3 differenti attività: riposo in posizione seduta, lettura e riassunto di un testo ed infine l’esecuzione di una serie di test di memoria ed attenzione al computer. Dopo 45 minuti di queste attività i partecipanti erano invitati a mangiare liberamente da un buffet. I ricercatori avevano precedentemente dimostrato che ogni sessione di lavoro intellettuale richiedeva solo 3 calorie in più rispetto al riposo. Nonostante il basso costo energetico del lavoro intellettuale, gli studenti hanno consumato rispettivamente 203 e 253 calorie in più dopo il test di lettura e dopo il test al computer. Rispetto al riposo questo rappresentava un maggior introito calorico del 23,6% e del 29,4%. I campioni di sangue prelevati prima, durante e dopo ogni sessione di attività hanno mostrato che il lavoro intellettuale produce maggiori fluttuazioni della glicemia e dell’insulinemia rispetto al riposo. “Queste fluttuazioni possono essere provocate dallo stress del lavoro intellettuale oppure riflettere un adattamento biologico al consumo di glucosio” ipotizza Jean-Philippe Chaput, autore principale dello studio. Il corpo potrebbe reagire a questa fluttuazioni aumentando il consumo di cibo per ripristinare il suo bilancio di glucosio, unico substrato energetico utilizzato dal cervello. “L’eccessiva compensazione calorica che segue il lavoro mentale, unito al fatto che siamo meno attivi fisicamente durante il lavoro intellettuale, può contribuire all’epidemia di obesità dei paesi industrializzati” afferma Chaput. “Questo fatto non dovrebbe essere ignorato” – conclude il ricercatore – “poiché sempre più persone svolgono lavoro di natura intellettuale”. |
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