Logo News  

15 luglio 2010

Malati come gli altri.

Il testo integrale dell'intervento dell'Avv. Angela Ferracci, Presidente del Comitato Italiano per i Diritti degli Obesi (CIDO) in occasione del 5° Congresso della Società Italiana dell'Obesità


Buongiorno a tutti, mi chiamo Angela Ferracci e rappresento due associazioni di pazienti AIPO (Associazione Italiana Pazienti Obesi) e il CIDO (Comitato Italiano per i Diritti delle Persone affette da Obesità e Disturbi Alimentari).

Ho accettato l’invito al congresso nazionale SIO per esprimere il disagio dei pazienti rispetto a come viene ancora oggi affrontata la malattia obesità in Italia. Il disagio deriva dalla consapevolezza di essere considerate persone colpevoli della loro malattia. Deriva dalla consapevolezza di essere motivo di disagio per i medici spesso delusi e scoraggiati dalle difficoltà che incontrano nell’aiutare i pazienti a perdere peso e ad adottare uno stile di vita più salutare. Deriva dalla consapevolezza di essere motivo di disagio e lamentele per gli infermieri professionali ed altri operatori sanitari che si trovano di fronte a pazienti difficili da gestire. Soprattutto deriva dalla consapevolezza di essere visti come individui negligenti, non competenti, pigri, poco motivati, con scarsa igiene, senza disciplina, ostili, disonesti e senza forza di volontà.

Questi stereotipi possono portare a serie conseguenze psicologiche, sociali, economiche, fisiche oltre ad un impatto negativo sull’utilizzo delle strutture sanitarie. Siamo divenuti consapevoli del preoccupante livello di ingenuità e di disponibilità al massiccio attacco dell’industria della dieta con le sue promesse di dimagrimento facile con ogni genere di espedienti. Abbiamo quindi deciso di difenderci dalle frodi, ciarlatanerie, stupidità, falsi ideologici, programmi non basati su evidenze scientifiche. Diciamo basta allo sfruttamento sistematico della nostra fragilità psicologica ... e chiediamo una maggiore consapevolezza verso le nostre difficoltà da parte dei professionisti della salute e una decisa presa di posizione da parte del mondo medico-scientifico contro mistificatori e affaristi di ogni genere che continuano a considerare gli obesi le galline dalle uova d’oro del terzo millennio.

Essendo l’obesità causa di grave disabilità (secondo l’OMS è al 6° posto tra le principali cause di disabilità) chiediamo l’immediata abrogazione del Decreto del Presidente della Regione Lazio (in qualità di commissario ad acta) n° 16 del 5 settembre 2008 relativo ai criteri di accesso alle prestazioni di riabilitazione post-acuzie ospedaliera. Vogliamo sapere dalle istituzioni competenti perché chi è obeso e residente nella Regione Lazio deve prima subire un evento acuto come ictus, infarto, emorragia cerebrale e altro e poi, sempre che sopravviva, poter accedere alla riabilitazione nutrizionale multidisciplinare, sempre che gli operatori dell’ospedale dal quale si viene dimessi conoscano l’esistenza dei centri di riabilitazione nutrizionale multidisciplinare presenti sul territorio.

Chiediamo più diritto alle cure e meno discriminazione.

Il Codice di deontologia medica, art. 6, chiama il medico a collaborare alla eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario, al fine di garantire a tutti i cittadini stesse opportunità di accesso, disponibilità, utilizzazione e qualità delle cure. Vogliamo finalmente condividere il nostro punto di vista con quello degli operatori sanitari per decidere insieme nuovi modi di intendere la relazione paziente/medico. L’obesità non viene considerata come una malattia anzi molti non vogliono medicalizzarla perché ritenuta a torto una responsabilità del singolo individuo. Questa considerazione comporta un grave problema sociale per le persone affette da obesità che oltre ad essere stigmatizzate sono di fatto penalizzate in importanti settori della loro vita. La scorretta tendenza a sottoporre le persone affette da obesità a pregiudizi morali e discriminazione è purtroppo culturalmente accettata. È evidente che il cambiamento culturale non può essere auspicato invano ma occorre partire da chi è l’attore principale naturale del cambiamento di mentalità in ambito sanitario: il medico.

Ringrazio a nome dei pazienti tutti quei professionisti che combattono quotidianamente affinché l’obesità non sia più una malattia orfana. In particolare desidero ringraziare un medico che ha saputo difendere noi pazienti con tanto entusiasmo. In un suo memorabile articolo “La persecuzione degli obesi” apparso sul corriere della sera nel 2007 egli ha saputo cogliere e denunciare sui media la vena discriminatoria se non razzista nei nostri confronti:”i pochi farmaci di cui si potrebbero giovare gli obesi sono a pagamento e perché dovrebbero pagarseli? Se la sono voluta ora ne paghino le conseguenze”. Egli ha sottolineato che lo stile di vita è l’aspetto su cui puntare ma che occorrono le condizioni per poter cambiare. Mi dispiace non aver avuto il tempo di conoscerlo però sono felice di annunciare che per ringraziare la sua umana professionalità il CIDO ha istituito il premio Roberto Ostuzzi per le tesi di laurea e dottorato di ricerca che tratteranno il tema del pregiudizio e della discriminazione nei confronti delle persone/pazienti con obesità.

Il bando di partecipazione sarà a breve disponibile sul sito www.comitatocido.org

Ringrazio la SIO Societa’ Italiana Obesita’, l’Aipo, il Comitato scientifico CIDO e tutti Voi per l’attenzione.

Angela Ferracci
Fondatrice e Presidente CIDO

versione pdf

 
torna a SIO-Web News
SIO-Italia - SIO-Triveneto - SIO-Lombardia